Onorevoli Colleghi! - Le medicine complementari rappresentano pensieri medici anche molto antichi, da sempre utilizzati nelle diverse tradizioni popolari. Nel recente passato esse si sono evolute a fianco della medicina moderna. Ancorché la medicina accademica costituisca il pensiero medico istituzionale e come tale venga adottato dal Servizio sanitario nazionale (SSN), le medicine complementari sono sempre più utilizzate dai cittadini che ricercano per la cura della propria salute soluzioni terapeutiche più ampie rispetto a quelle offerte dalla sola medicina accademica.
      Molti medici esperti nelle medicine complementari si sono adoperati, particolarmente negli ultimi venti anni, per promuovere l'integrazione di tali discipline con la medicina accademica, cosicché il modello terapeutico della medicina integrata è al giorno d'oggi sempre più proposto non solo dai cultori della materia, ma anche da un numero crescente di organizzazioni della salute e di Servizi sanitari sia in Europa che nei Paesi extraeuropei.
      Il fenomeno dello sviluppo e della diffusione delle medicine complementari è un fatto acquisito a livello mondiale, in oriente come in occidente. Il riconoscimento e la tutela del patrimonio culturale delle medicine complementari hanno interessato le principali istituzioni a cominciare dalla Organizzazione mondiale della sanità (OMS). In Europa, nella risoluzione n. 400 del maggio 1997, il Parlamento europeo ha evidenziato «la necessità di garantire ai cittadini la più ampia libertà possibile di scelta terapeutica, assicurando loro anche il più elevato livello di sicurezza e l'informazione più corretta sull'innocuità, la qualità, l'efficacia di tali medicinali» e ha invitato gli Stati membri dell'Unione europea a «dare informazioni su queste medicine suggerendo che la preparazione dei laureati in medicina e chirurgia comprenda anche una iniziazione

 

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a talune discipline non convenzionali». In tale senso si è espresso anche il Consiglio d'Europa, il quale, nella risoluzione n. 1206 del 4 novembre 1999, pur riconoscendo la preminenza della medicina convenzionale, ha affermato la necessità di un riconoscimento delle principali medicine complementari da parte degli Stati membri, allo scopo di inserirle a pieno titolo nei diversi Servizi sanitari. A tale scopo il Consiglio d'Europa ha invitato i singoli Stati membri a regolarizzare lo status di queste medicine con provvedimenti legislativi appropriati.
      Nonostante la mancanza delle normative auspicate, il processo di integrazione dei pensieri delle medicine complementari con la medicina classica o convenzionale è oramai a uno stadio piuttosto avanzato e sono sempre di più gli esempi di Servizi sanitari europei ed extraeuropei che riconoscono l'utilità di tali medicine e le accolgono nel loro sistema sanitario. In Europa alcune nazioni, come la Francia e il Belgio, hanno emanato leggi che regolamentano tale settore della medicina e prima ancora di essi, fin dal 1976, una regolamentazione è stata adottata in Germania. In tutti i casi il principio portante di tali iniziative legislative è il concetto dell'esistenza di diversi indirizzi terapeutici in medicina e l'affermazione che nessun approccio scientifico, per quanto maggioritario, ha il diritto di discriminarne altri. Nel contempo, sono oramai numerosissimi gli esempi di ordinamenti universitari che si sono adoperati per offrire programmi didattici sia informativi che formativi su tali medicine. Per citare un solo esempio qualificante, possiamo ricordare che un numero sempre crescente di università americane ha inserito tali medicine nella formazione medica, e in questo contesto si è creato il «Consortium of Academic Health Centers for integrative medicine», che include circa trenta università degli Stati Uniti. L'obiettivo del Consorzio è quello di «contribuire a trasformare la medicina e l'assistenza sanitaria con studi scientifici rigorosi, nuovi modelli per l'assistenza e programmi di formazione innovativi che riguardino la biomedicina, la complessità dell'organismo umano e il più ampio ventaglio delle risorse terapeutiche». Il documento sottolinea come la scelta di oggi, quella cioè di promuovere l'integrazione tra i diversi aspetti della medicina, pone le basi di quella che sarà, semplicemente, la medicina del futuro.
      Anche in Italia le medicine complementari sono sempre più utilizzate e studiate, nonostante che esse si siano sviluppate in un contesto di conflittualità con la medicina accademica, che ha determinato a volte tolleranza e altre volte una determinata emarginazione. Da un punto di vista legislativo, la mancanza di iniziative finalizzate al riconoscimento delle medicine complementari, come auspicato a livello europeo, ha relegato i medici praticanti tali terapie a operare in una condizione di semiclandestinità.
      Nell'anno 2002, la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri ha riconosciuto la pratica delle medicine complementari come «atto medico». Questa iniziativa ha finalmente permesso di affermare che le medicine complementari devono essere praticate soltanto da laureati in medicina e chirurgia, in medicina veterinaria e in odontoiatria e ha affidato al medico e all'odontoiatra il compito di operare la scelta terapeutica più appropriata per ciascun paziente, secondo scienza e coscienza.
      L'utilizzo delle medicine complementari riguarda in Italia una cifra considerevole di cittadini. Le stime derivanti dall'indagine multiscopo sulle «Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari 1999-2000», condotta dall'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) nei mesi di settembre e dicembre 1999 su un campione di circa 30 mila famiglie, pari ad oltre 70 mila individui, mostrano che dal 1991 al 1999 era quasi raddoppiata la quota di persone che utilizzava le principali medicine complementari. Nel 1999 gli italiani che avevano dichiarato di aver utilizzato le medicine complementari erano circa 9 milioni.
      Ma un considerevole incremento di utenti di tali medicine si è verificato negli ultimi anni. In particolare, per quanto
 

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riguarda la medicina omeopatica, secondo una più recente indagine ISTAT presentata nell'anno 2004, gli utilizzatori sono pari al 23,1 per cento della popolazione, ovvero a circa 14 milioni di cittadini. Tale numero rappresenta un incremento eccezionale rispetto a una precedente indagine effettuata nell'anno 1999, che stimava in 6 milioni i cittadini utenti di tale medicina. Tra le altre medicine complementari, le più utilizzate risultano la fitoterapia e l'agopuntura. Il livello di soddisfazione tra i cittadini utilizzatori è elevato e in media superiore al 70 per cento.
      Nel contempo, i medici italiani che, nell'esercizio della loro professione, utilizzano anche le medicine complementari sono molte migliaia (si stima molto più di 10.000) e la domanda di formazione in tali discipline è in continuo aumento, soprattutto da parte dei medici e dei pediatri di famiglia del SSN.
      Studi condotti in altri Paesi mostrano come un numero consistente di medici di famiglia utilizzi le medicine complementari per trattare i propri pazienti (più dell'80 per cento in Germania, il 47 per cento in Olanda e oltre il 20 per cento in Inghilterra) e come una quota considerevole tra loro vorrebbe possedere una maggiore formazione in questo campo e desideri che almeno alcune di queste terapie siano rimborsate dal SSN. In Toscana, il punto di vista dei medici è stato studiato dall'agenzia regionale di sanità, in collaborazione con la commissione regionale medicine non convenzionali: l'indagine ha riguardato 1.801 medici, di cui 1.484 medici di medicina generale e 317 pediatri. La maggior parte dei medici di medicina generale (58 per cento) e una parte consistente dei pediatri (42 per cento) consigliano ai propri pazienti il ricorso alle medicine complementari, mentre il 15 per cento e il 19 per cento, rispettivamente, le praticano. L'interesse rivolto alle medicine complementari da parte dei medici di medicina generale e dei pediatri di famiglia è avvalorato dal fatto che essi ne fanno uso personale, in qualità di pazienti, superiore a quello della popolazione generale toscana (24 per cento dei medici di medicina generale e 34 per cento dei pediatri rispetto al 20 per cento della popolazione).
      In Italia, nonostante l'ampia mobilitazione degli operatori, il coinvolgimento delle forze politiche e l'elaborazione negli ultimi anni di diversi progetti di legge volti a disciplinare questa materia, il percorso che mira al riconoscimento legislativo delle medicine complementari non è ancora approdato a risultati concreti. Infatti, a partire dagli anni ottanta sono stati presentati al Parlamento diversi progetti di legge con l'obiettivo di pervenire alla regolamentazione delle medicine e delle pratiche non convenzionali.
      In assenza di una regolamentazione nazionale, molte iniziative normative per il settore sono state promosse dalle regioni. Esse riguardano soprattutto l'inserimento nei piani sanitari regionali (PSR) di capitoli dedicati alle medicine complementari, alle attività di formazione e informazione e, in alcuni casi, l'approvazione di leggi regionali rivolte agli operatori non medici. A livello locale va segnalato, inoltre, che secondo un censimento del 2005 sono almeno 140 le strutture pubbliche che, in Italia, forniscono ai cittadini, con varie modalità di erogazione, servizi di medicina non convenzionale. Alcune, in particolare quelle che offrono prestazioni di agopuntura e di medicina tradizionale cinese, sono in funzione da diversi anni, altre sono invece di più recente istituzione. Un ruolo particolarmente attivo nell'istituzione di strutture pubbliche di medicine complementari è stato svolto da alcune regioni, come la Toscana e la Campania, che hanno cercato, nel solco delle norme vigenti, di colmare le carenze esistenti a livello nazionale. Nei PSR di Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana e Umbria vi sono riferimenti alle medicine complementari e, talora, delle vere e proprie azioni programmate. Hanno costituito commissioni regionali, comitati tecnico-scientifici, osservatori regionali e strutture regionali di riferimento per le medicine complementari le regioni Campania, Emilia-Romagna, Lombardia e Toscana nonché la provincia autonoma di Bolzano. La Valle d'Aosta, la Lombardia, l'Emilia-Romagna,
 

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la Toscana, l'Umbria e la Campania hanno poi finanziato ricerche sull'efficacia delle medicine complementari e sul rapporto costo-benefìci derivato dal loro impiego. È attualmente in corso la procedura per l'istituzione, presso la Commissione salute della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, di un tavolo tematico sulle medicine complementari.
      Dal punto di vista della farmaco-economia non deve sfuggire che, a fronte del continuo aumento della spesa sanitaria, dovuto particolarmente all'incremento dei cittadini affetti da malattie croniche (in Italia sono 17 milioni i cittadini affetti da malattie croniche) gli studi disponibili evidenziano che i medici che utilizzano anche le medicine complementari consentono, nella piena garanzia del livello di salute dei cittadini, un concreto risparmio della spesa sanitaria attraverso una riduzione del consumo di farmaci per patologie croniche.
      È maturo dunque il momento, da più parti auspicato, di arrivare a definire una normativa nazionale sull'argomento. Una richiesta che viene in primo luogo dai cittadini, dai pazienti che sempre più numerosi fanno sentire la loro voce e che vogliono dare corpo a una richiesta che non tollera più di rimanere inevasa e a cui questo progetto di legge intende rispondere in modo positivo.
      La proposta di legge che sottoponiamo alla vostra attenzione si compone di undici articoli.
      Con l'articolo 1 e l'articolo 2, si definiscono l'ambito e le finalità della legge e si istituisce la qualifica di esperto nelle medicine complementari quali l'agopuntura e la farmacoterapia tradizionale cinese, la medicina omeopatica (nei suoi diversi indirizzi) e la fitoterapia.
      L'articolo 3 istituisce l'elenco delle associazioni e delle società scientifiche di medicine complementari accreditate ai sensi del medesimo articolo.
      L'articolo 4 modifica la composizione del Consiglio superiore di sanità, al fine di garantire la presenza di rappresentanti delle medicine complementari.
      L'articolo 5 istituisce, presso il Ministero della salute, la Commissione permanente delle medicine complementari.
      L'articolo 6 prevede l'istituzione di corsi di formazione nelle medicine complementari e istituisce una apposita Commissione per la formazione.
      L'articolo 7 istituisce, nell'ambito della Commissione permanente, la Commissione tecnica consultiva per i medicinali omeopatici e i medicinali tradizionali di origine vegetale, utilizzati per l'esercizio delle medicine complementari.
      L'articolo 8 istituisce gli elenchi nominali degli esperti per ogni singola medicina complementare.
      Con gli articoli 9, 10 e 11, infine, si istituisce un fondo denominato «Fondo nazionale per la ricerca e la promozione delle medicine complementari», si provvede alla copertura finanziaria degli oneri e si prevede la trasmissione, da parte del Governo, di una relazione annuale al Parlamento sullo stato di attuazione della legge.
 

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